La cosa più difficile quando una storia finisce? Dirlo agli altri. 

All'inizio era catartico. Pur essendo una decisione presa con rispetto e affetto reciproco, è stata dolorosa, ci mancherebbe. E parlarne aiuta: ti fa mettere a fuoco le cose, capisci sempre meglio le motivazioni dell'altro, e anche le tue reazioni. Insomma, un toccasana! Specie perché le prime persone a cui lo racconti di solito sono quelle a te più vicine, e quindi quelle con cui ti apri più facilmente.
Poi arriva il parentado, le conoscenze, gli amici e le amiche che non senti da un po'... e il tutto diventa un pochino pesante: sono finita a rispiegare l'intera storia da capo ogni volta; ho cercato di stare molto attenta a non dire troppo, ma neppure a mentire; ho tentato di spiegare bene le ragioni di Fede, ma senza finire a parlare per lui. Ad un certo punto ho quasi supplicato Fede per una festa di separazione. Ma sì! Qualcosa di allegro, informale; becchiamo tutt* in una volta sola e si crea un bello shock collettivo. E non ci si pensa più. 
L'idea è stata bocciata sia da lui che da Dami, peccato. Secondo me era geniale.

Ad ogni modo, nel mio lento e catartico lavoro di informazione, ho notato alcune reazioni ricorrenti:

-la mia famiglia si è preoccupata a morte per Fede, che è stato sommerso di coccole, cioccolatini e abbracci che neppure al nostro matrimonio! La cosa ha imbarazzato lui e reso felice me :) Sì, sono molto fiera di tutti i miei familiari (ma anche amici) che gli hanno rivolto parole di sostegno e affetto. Ok, è stato lui a mollare me; ma questo non significa per forza che sia stato facile. Inoltre lo considero anche un gesto di rispetto nei miei confronti: se ho amato così tanto una persona, spero che la mia famiglia gli riconosca lo stesso valore che gli riconosco io e gli voglia altrettanto bene. In qualsiasi circostanza.

-mia nonna - donna unica, lo riconosco - si è incazzata nera con me. "Sei sicura di non aver fatto preferenze tra Fede e Dami? Hai fatto le cose "ammodo"? Sei stata sempre corretta e leale con tutti e due?" La paladina 70enne delle pari opportunità delle triadi mi ha fatto un vero e proprio terzo grado, cercando di capire dove io avessi sbagliato. Non so ancora se abbia accettato l'idea che a volte, pur lasciandosi, "un* colpevole" non c'è. Ma forse questo è un concetto ostico, per una donna che è arrivata alle nozze d'oro. (Notare come invece la triade sia andata giù molto più liscia, come notizia da digerire! Santa nonna, l'adoro!)

-alcuni amici e amiche poli-frendly si sono rivelati dispiaciutissim* (alcun* davvero disperat*), e la cosa mi ha fatto sia tenerezza che stranezza. L'affetto e il sostegno che ho ricevuto da molt* di loro è stato un balsamo, sulle mie ferite doloranti; ma allo stesso tempo mi sono stupita di vedere quanto, anche nel mondo poli, la fine di una relazione sia spesso sinonimo di tragedia. Sarebbe bello se ci si potesse lasciare lo stesso con "amore", non trovate? :)

-nessuna sorpresa dai poli-scettici e scettiche, invece. Che con una pacca sulle spalle (e a volte manco quella) biascicavano un "mi dispiace" seguito da un assai laconico "però non mi stupisce". Ovvio. Se ci si lascia dopo ben 11 anni, in un rapporto "normale", sei già un esempio di fulgide virtù matrimoniali per il mondo intero. Ma se lo si fa quando si è "atipici"... era tutto sbagliato fin dall'inizio :P

-la vera rivelazione mi è arrivata da una conoscente iper-cattolica. Personalmente conosco tanta gente credente, e pur essendo agnostica ho ottimi rapporti con tutti loro. Ma questa persona in particolare mi ha prospettato una sorta di "giustizia", nell'essere mollata. Perché ovviamente ero io a costringere un povero, piccolo uomo disarmato a stare in un peccaminoso rapporto a tre, in cui l'amore non c'entrava un tubo. Quindi non potevo soffrirci, né lamentarmi. Insomma, quasi una seconda "Eva" moderna: che al posto della mela, offre poliamore e caramelle. Yuk Yuk! Che figata! :D

E voi? Come informate "la gente" delle vostre novità sentimentali? Avete notato reazioni simili alle mie o tutt'altri scenari? :)
 
Capita sempre. O meglio: capitava.
Fare le presentazioni, nel mio caso, permette di sondare la psiche umana, e far saltare fuori i primissimi pensieri della gente. Non quelli inconsci e nascosti sotto traumi o pregiudizi. Non quelli lontani e distanti, che chissà come vengono fuori sotto forma di lapsus. Parlo di ciò che la gente ha sottopelle, pensieri e parole di cui è perfettamente conscia, e non si fa problemi ad esternare.
Nel corso delle mie numerose presentazioni, non ho potuto non notare che uomini e donne solitamente hanno reazioni leggermente diverse. Mentre quasi tutti gli uomini a cui presento i miei due mariti non riescono a trattenere sguardi allucinati e confusi (e vanno dall'ingenuo "come scusa?", all'intramontabile classico sfacciato "bella troia, complimenti") le donne sembrano possedere un animo molto più pragmatico. Infatti nella mia carriera di presentatrice ho collezionato diversi:
-ma sei scema?
-oddio come fai? io già non ne sopporto uno!
-tu hai capito tutto dalla vita!
-ma dai! e per dormire come fate?
-piacere ragazzi... non è che avete degli amici fighi da presentarmi?
E poi l'ultimo, il mio preferito ♥
-sì sì piacere. io comunque sono single, e per la legge dei grandi numeri tu mi hai fottuto un fidanzato.

E a voi cosa succede quando presentate i vostri o le vostre partner?

A poly education